STORIA DELLA BATTELLIERI CRISTOFORO COLOMBO
Dal 1887 una storia che merita di essere conosciuta.
GLI ANNI TRENTA
Gli anni trenta sono caratterizzati dall’intrusione più intensa del fascismo in ogni manifestazione a carattere pubblico, in particolare nello sport, come del resto in ogni aspetto sociale della collettività.
Che cosa poteva fare il canottaggio per garantirsi la totale indipendenza? La tradizione, e le due società cittadine sono nate nell’Ottocento prendendo proprio a modello associazioni di Inghilterra e Francia, sinonimi di libertà e democrazia, era una buona arma e, in certo qual senso, bastò per mantenere la dignità.
Il regime impose presidenti di provata fede fascista, l’accettazione degli iscritti alle proprie organizzazioni, ma non influenzò troppo istituzioni come queste, nate in un clima povero, ma libero: pur sapendo che il ‘cuore’ della società stava altrove, non insisté più di quel tanto, forse anche perché non poteva vantarsi di aver creato dal nulla sia il canottaggio che le sue associazioni. D’altra parte il Comando Federale fascista spesso non stanzia fondi per le regate, come ad esempio nel ’30, impedendo in questo modo l’organizzazione delle gare che dovrebbero dipendere esclusivamente dalle poche risorse delle due società pavesi. Queste, invece, ospitano le barche dei partecipanti li campionati remieri universitari, quest’anno a Pavia.
sempre nel 1930 la « Colombo » è campione italiano nello skiff juniores con Pietro Tronconi, dominatore assoluto di tutte le precedenti gare. Battuti tredici sculler provenienti da tutt’Italia, Tronconi porta in società questo titolo, ripercorrendo idealmente l’itinerario dei fratelli Bertolini. Egli infatti crea una scuola ed esalta un nuovo tipo d’imbarcazione, dimostrando così anche che la società sa far quadrato intorno a chi sa e vuole
lavorare seriamente. Il secondo posto nelle veneta completa l’ottima partecipazione ai campionati di Salò, dimostrando un’annata felicissima e colma di vittorie. Ma le troppe spese per le regate, più del doppio del ’29, riportano gli entusiasmi sui tristi binari dei finanziamenti pubblici e del mecenatismo di ricchi cittadini, prodighi con altri sport più poveri di allori.
Nel’ 31 continua la serie negativa per il canottaggio pavese; la “Colombo” partecipa a sei regate, tra cui i campionati italiani, senza però conseguire grandi risultati, eccetto il solito e ormai celebre Tronconi che sembra avere nel giovane Alfredo Turri un vivace ma promettente successore.
Malgrado gli scarsi mezzi la società non disdegna, per amore del canottaggio, aiuti a organizzazioni dopo- lavoristiche e studentesche: essa presta i battelli, le gondole, i sandolini per i campionati provinciali dell’Opera Nazionale Dopolavoro (OND), allena gli equipaggi e offre a cinque studenti borromaici la lancia “Armida” per compiere il raid Pavia-Capodistria, dopo aver loro predisposto una rete di assistenza, coinvolgendo nel compito le consorelle remiere ubicate lungo il percorso. Ma l’impresa più gloriosa, seguita passo passo dai giornali dell’Italia e dei Paesi attraversati, persino dal “Times ”, prende il via il 29 luglio 1932 per terminare il 29 agosto a Oxford, sede della più gloriosa Università europea e per questo scelta dai cinque studenti-vogatori come meta ideale e reale. Renzo Testone, Aldo Gandellini, futuro medico sociale, Giuseppe Morisi, Domenico Cavallero, Giovanni Crovato, sono cresciuti sportivamente alla “Colombo” e qui sono stati allenati per partecipare al raid dall’istruttore Alfredo Bologna, anche se lo compiono come gufini. È quindi con una punta d’orgoglio e compiacimento che la società segue l’ardita impresa.
La “Colombo” contribuisce anche finanziariamente al raid, con i pochi mezzi di cui dispone, addossandosi il trasporto in terra italiana dell’imbarcazione, una jole di mare battezzata, secondo la moda del momento, “ Vivere pericolosamente ”. Il percorso di 1980 km., su fiumi, laghi, mare (e tratti di terraferma) si snoda lungo la linea Pavia -Locarno -Fliielen -Zurigo – Basilea -Strasburgo – Mannheim – Magonza – Coblenza – Neuss, sul Reno, Neerpelt – Anversa – Osten – da – Dunkerque -Calais -Dover – traversata della Manica -Margate – Scheerness -Londra -Windsor – Retading -Oxford. Ovunque accoglienze amichevoli e ricevimenti in onore dei cinque ambasciatori della “ nuova italianità ”, come sottolineavano i giornali. Festa anche nella sede della “Colombo”, dopo il trionfale ritorno a Pavia degli eroi, accolti alla stazione da molti sportivi prima del ricevimento ufficiale presso il Federale e, un mese dopo, della visita al Duce.
Cavallero e Morisi, in compagnia di Luciano Fiorini, Giuseppe Crimella e Italo Benedetti, sempre del Borromeo, non paghi della precedente esperienza, raggiungono, nell’agosto del ’33, dopo un raid durato parecchi giorni, Budapest, via Danubio.
Nel frattempo la “ Colombo ” è impegnata a organizzare le regate preolimpiche che si svolgono il 22 aprile del ’32 in un periodo non favorevole per la magra del Ticino e per il maltempo, ma la società riesce a superare qualunque impasse, complimentata dal presidente della Federazione di Canottaggio e ottenendo discreti successi con Turri, che partecipa anche alle altre regate, quasi sempre unico rappresentante della società, e con la veneta.
Stesso ritornello nel’ 33 solo Turri prende parte alle regate di Genova, Intra e ai campionati italiani a Napoli, dove vince la propria batteria, in cui avviene un abbordaggio tra due concorrenti; ma alla ripetizione della gara, decisa senza validi motivi, non si presenta, appoggiato in questa sua decisione dalla società.
La “Colombo” attraversa ora un periodo molto delicato dal punto di vista finanziario e non bastano le sottoscrizioni dei soci, per risanare un bilancio sempre modesto.
Un confronto delle spese per le regate che la “Colombo” ha affrontato, nel ’33 e riportate da “Il canottaggio”, con quelle della “Canottieri Adda” di Lodi, spiega chiaramente anche le poche partecipazioni alle gare: L. 1.772 di cui 365 solo per la trasferta di Napoli, contro L. 36.998. La differenza nella spesa equivale a una ovvia differenza nei risultati cui la società pavese non può più aspirare se non affidandosi a singoli, pochi campioni. È la realtà delle piccole società che avanzano grazie a un’enorme forza di volontà e a una grande passione, di cui la “Colombo” non è certo priva. Anche gli aiuti chiesti, a titolo di prestito, all’OND e al1 ‘Ente Sportivo Provinciale non si concretizzano, mentre il PNF offre 500 lire al comitato presieduto dal Federale e dalle due società per lo svolgimento delle regate per il ’34, che registrano una mezza debacle.
La “Colombo” si rifà però subito ai campionati italiani di Castelgandolfo, battuta solo da “Bucintoro” e “Querini”, unite a formare un unico equipaggio, sinonimo di crisi profonda anche nel canottaggio veneto. L’equipaggio della “ Colombo ” è composto da Luigi Calla, Enrico Pasi, Giovanni Spairani e Piero Draghi.
Continuano intanto in società gli allenamenti ai giovani Avanguardisti mentre arriva a Pavia un nuovo allenatore per il GUF, l’inglese Louis Barry, già istruttore alla “Canottieri Milano” e all’“Olona”. Egli vuole insegnare a tutti i vogatori pavesi di outrigger, specialità un po’ trascurata salvo che dal GUF, il suo stile fondato su un basso regime di colpi e palate con ampia portata, passata lunghissima perchè presa molto in avanti e appoggiata con una decisa trazione sul finire, attacco veloce e ripresa calma. È una speranza in più che non va sottovalutata, ne lo è infatti neanche dagli altri vogatori che ritornano. a correre sul Ticino per copiare il suo lavoro con l’otto del GUF.
Ma il’ 35 è anno di sanzioni economiche dei Paesi europei contro 1’Italia e anche il canottaggio ne risente in maniera diretta nonostante che la visita del nuovo presidente della RFCI, Massimo Giovannetti, a gennaio, scuota l’ambiente soprattutto per il promesso suo interessamento alle gare di veneta, specialità ormai decisamente trascurata nel panorama remiero italiano.
Ridotte a livelli di sopravvivenza
le regate, abolita quella pavese causa il difficile momento economico e i molti soci a combattere in Africa Orientale; questa la triste situazione mentre la Patria chiede in offerta spontanea, con le ‘fedi’ matrimoniali, anche i premi in oro che le società sportive hanno vinto in tanti anni di grazia: la “ Colombo ” offre, come tutte, medaglie, coppe e targhe.
Nel ’36 la spesa per le regate è bassissima, 135 lire, mentre diventa obbligatorio aprire qualsiasi tipo di riunione con il saluto al Duce, acclamatissimo ospite di Pavia il 9 novembre.
La canoa, piccola imbarcazione a basso costo, compare proprio nel ’36 per la prima volta a Pavia e subito Giuseppe Rizzardi della “ Colombo ” è quarto ai campionati italiani per vigili del fuoco.
Nel ’37 Italo Sinforiani diventa presidente onorario, mentre la società sta ottenendo ottimi risultati alle quattro regate cui partecipa, ottenendo 4 primi posti nella veneta e finalmente nell’outrigger (con l’equipaggio composto da Giulio Pallavicini, Pierino Braga, Giuseppe Rizzardi, Luigi Lodola) il cui impiego, già dalla precedente stagione, è ritornato realisticamente nei piani della società.
Dopo le regate di Piacenza, che aprono la stagione del ’38 con ottimi risultati, Alfredo Bologna deve, per motivi professionali, abbandonare la guida del settore tecnico lasciandola a Luigi Protti. Il 1° dicembre 1938 giunge intanto in società la circolare n. 6/194 del CONI il cui testo (“Condizione indispensabile per poter essere soci delle società è l’appartenenza alla razza ariana”) ammonisce e fa presagire il prossimo triste momento in cui lo sport sarà sempre più usato come calmante e distrazione da ben diverse situazioni.
Mentre il dopolavoro “Desigis” fa alla “Colombo” offerte pro-regate, in cambio dell’uso delle barche, un accordo intercorre tra le due società remiere e la 7a Legione Cairoli per mettere a disposizione delle Camicie Nere, giornalmente e gratuitamente, esclusi il sabato e la domenica, le imbarcazioni.
Un brillantissimo risultato, ottenuto quando sembra che più nessuno voglia pensare allo sport, coglie di sorpresa anche gli addetti ai lavori : la “ Colombo ” è campione italiana juniores di veneta con l’equipaggio formato da Gaetano Noè, Cesare Migliazza, Alessandro Vecchio e Siro Varesi.
Ma la gioia è però di breve durata perchè il cambio della guardia al vertice del PNF, Muti sostituendo Starace, coincide con un giro di vi. te alle società sportive; anche la “ Colombo ” deve rendere noto l’elenco dei consiglieri e quello de. gli iscritti al PNF. Controlli come questi ‘abbattono e offendono lo sport, che tuttavia cerca come può di sopravvivere.